BAMBINI A TAVOLA: non mangiano o sono inappetenti, cosa fare?

I bimbi possono manifestare alcune avversità al cibo e questo può proseguire negli anni successivi. L’importante è mediare e mai insistere. L’insistenza genera solo resistenza.

Evitiamo di sovraccaricare il momento del pasto con comportamenti e rituali quali ricompensare il bambino per il cibo assunto, promettergli regali, rincorrerlo, dargli da mangiare davanti alla televisione accesa, imboccarlo e così via. Sono tutti atteggiamenti che, pur se assunti a fin di bene, inducono solo a maturare un rapporto faticoso con il cibo: il piccolo mangia per far piacere al genitore, ma se per qualche motivo non vuole assecondarlo, oppure desidera ottenere qualcosa in cambio del cibo che mangerà, allora utilizzerà il cibo come strumento di ricatto… Recuperiamo il piacere di mangiare insieme ai nostri figli

Spesso il rifiuto del cibo è un modo per richiedere attenzione e può sorgere nel bambino in un momento particolarmente difficile, ad esempio la scuola, una tata nuova, una vacanza che lo fa sentire lontano dal suo ambiente… In queste situazioni il piccolo non va considerato un bimbo malato, né con problemi. Non dobbiamo insistere per farlo mangiare, poiché in tal caso il rifiuto alimentare vincerebbe… viceversa i genitori devono sforzarsi di stare tranquilli e non crearne un caso. Molto utile informarsi a scuola (educatrici, insegnanti, …) per comprendere se qualcosa non va per il verso giusto, e inoltre confrontarsi con il pediatra di fiducia.

Come regola generale non dobbiamo costringere a finire il piatto quando dimostra di esser sazio. Sin dai primi anni di vita, infatti, il bambino ha un senso di autoregolazione di fame e sazietà con i quali non si dovrebbe interferire.

A volte può capitare che il bambino rifiuti un alimento che fino a quel momento aveva sempre gradito, o che desideri mangiare sempre le stesse cose. Oppure che desideri assumere tutti quegli alimenti, magari visti in Tv o a casa di qualche amichetto, che noi consideriamo poco utili o addirittura dannosi. Nella maggioranza dei casi i bimbi superano brillantemente tali problematiche a patto che i genitori riescano a ridurre la pressione emotiva a riguardo e con serenità ripropongano gli alimenti adatti all’età del bambino non forzandolo, ma dando l’esempio corretto. Non usiamo il cibo come premio o come castigo e con un po’di pazienza il bambino tornerà a mangiare correttamente e crescerà bene ugualmente.

Non trasformiamo il cibo in un problema. A volte il genitore troppo zelante con le tabelle nutrizionali alla mano perde di vista il piacere di mangiare, dimentica che il cibo è anche relazione, incontro, piacere, voglia di stare insieme. Spesso, del tutto involontariamente, è proprio questo atteggiamento a insinuare un pregiudizio su alimenti “buoni” e “cattivi”, per esempio con la tipica ammonizione se non mangi la minestra non ti dò il dolce! Meglio indulgere a una trasgressione (una cioccolata calda, per esempio) condividendola con il proprio figlio magari una volta alla settimana, anziché alimentare la frustrazione del “cibo proibito”. Cerchiamo di non cadere nell’errore di far accettare un determinato cibo che consideriamo utile con uno “più buono” (per esempio utilizzando dolcetti ecc.) oppure con un “oggetto-premio” (videogiochi, televisione ecc.). 

Non bisogna distrarre il bambino con gratificazioni o distrazioni non alimentari (videogiochi…): alla fine ottengono un effetto contrario a quello desiderato! 

Condividi

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin

Post correlati